Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2025 11:24
Quando ho guardato Bestia Nera, episodio della settima stagione di Black Mirror, ho capito subito che non si trattava solo di un’altra riflessione sulla tecnologia. C’era qualcosa di più profondo, quasi personale, in quella narrazione. Mi sono trovato davanti a un racconto che scava nel passato, riportando in superficie ombre mai dissolte, e lo fa con un pretesto fantascientifico inquietante: una tecnologia in grado di sintonizzare le frequenze corporee su universi paralleli, alterando la realtà così come la percepiamo.
Tutto comincia con una morte: Natalie precipita da un grattacielo. Un suicidio? Forse, chi lo sa. Ma prima di morire, fa un nome – Verity – e da lì inizia la discesa agli inferi per Maria, la protagonista. Il passato torna a mordere, e lo spettatore si ritrova subito a seguirne le tracce, come in un’indagine che affonda nella crudeltà dell’adolescenza.
Durante l’inchiesta emotiva e tecnologica che è questo episodio, emerge che, anni prima, fu proprio Maria a mettere in giro una diceria su Verity – soprannominata “la lattaia” – insinuando una relazione con un professore. Lo fece per sviare attenzioni indesiderate da sé, spingendo Natalie a diventare il volto pubblico di quella calunnia. La verità? Maria era il burattinaio. Una rivelazione che ribalta il quadro morale iniziale e solleva un interrogativo: quanto può pesare un peccato giovanile a distanza di anni?
Verity, una “nerd del computer” ai tempi della scuola, ritorna nella vita di Maria. Ma non è più la ragazzina fragile che tutti prendevano in giro. Ora è una donna ricca, brillante… e vendicativa. Al collo porta un pendente, apparentemente innocuo, ma che nasconde un dispositivo capace di manipolare la percezione altrui. Un’arma psicologica che, collegata a un supercomputer installato nella sua lussuosa villa, le permette di riscrivere la realtà, una distorsione alla volta.
La tecnologia al servizio del trauma
Mi sono chiesto: dove finisce la vendetta e dove comincia la follia? Perché Verity non si limita a cercare giustizia, ma si trasforma in un architetto del caos, trasformando la vita di Maria in un incubo. Piccoli gesti, apparentemente insignificanti , come confondere le ordinazioni al ristorante, o farle mancare appuntamenti cruciali ,sono il frutto di un piano freddo e calcolato. E mentre il mondo intorno a Maria inizia a dubitare della sua stabilità mentale, lei stessa comincia a farlo.
La tensione arriva al culmine quando Maria viene licenziata. A quel punto decide di affrontare Verity direttamente. Quello che trova è scioccante: tecnologia avanzatissima, potere smisurato e una mente che ha perso ogni freno. Lo scontro finale è inevitabile. Verity, ormai priva di empatia, tenta di spingere Maria al suicidio. Ma in un ribaltamento improvviso, Maria reagisce. Uccide Verity con l’arma di un poliziotto ,chiamato da Verity stessa , e prende il controllo del pendente. Susccessivamente , utilizzando il medesimo strumento fa si che i due poliziotti si dimentichino dell’accaduto e che si prestino al servizio di Maria.
Maria, apparentemente distrutta, diventa l’imperatrice dell’universo. Un colpo di scena che, se da un lato sembra una vittoria, dall’altro puzza di sconfitta morale. Perché a vincere, in fondo, è il male minore. Verity usava la tecnologia per vendicarsi; Maria la userà… per realizzare ogni suo desiderio? Ma a che prezzo?
Bestia Nera è un episodio solido, anche se non tra i miei preferiti della serie. L’idea della manipolazione tramite universi paralleli non mi ha colpito quanto altri episodi dove la tecnologia si fonde in modo più organico con la società. Tuttavia, ho apprezzato la capacità della narrazione di costruire una spirale di distruzione psicologica e isolamento. L’effetto subito da Maria è riuscitissimo: lo spettatore viene trascinato nel suo smarrimento, sentendosi manipolato a propria volta.

Bestia Nera, Black Mirror , Netflix
Crollo psicologico ed isolamento sociale
Un dettaglio che mi ha colpito è stata una semplice telefonata: Maria chiama il marito di Natalie, che non ha mai sentito nominare Verity. Un piccolo scarto nella realtà che insinua un dubbio ancora più grande: e se Verity avesse riscritto anche i ricordi degli altri? Ma sopratutto, chi è la Bestia nera delle due ?
La regia rafforza questo senso di disagio con l’uso ricorrente degli organi da chiesa durante i cambi di giorno, generando un senso costante di inquietudine, rendendo il tutto molto disturbante. E anche le scene più banali, come le discussioni in ufficio sul latte di mandorla, aggiungono realismo al contesto, facendo da contrappunto alla crescente assurdità della trama.
Le interpretazioni dell’episodio La bestia nera sono notevoli: sia Maria che Verity regalano performance intense. In particolare, la trasformazione emotiva di Verity nel finale – da vittima a carnefice – è disturbante ma affascinante. E quel dettaglio apparentemente insignificante del nome del ristorante (Bernie’s o Barney’s?) è un colpo di genio: perfettamente in linea con la sensazione di perdita del controllo che pervade tutto l’episodio.
Chi è la Bestia Nera fra Variety e Maria ?
A prima vista, tutto porta a pensare che Verity sia la bestia nera: ritorna dal passato come un fantasma vendicativo, si è costruita un arsenale tecnologico per distruggere la vita di Maria, e agisce con freddezza chirurgica, senza rimorso. È lei a tirare i fili, a creare il panico, a spingere Maria sull’orlo del suicidio. Sembra il classico antagonista.
Eppure sembra semplice… ma non lo è.
Perché scavando più a fondo, è Maria ad aver dato inizio a tutto. È lei che, da ragazzina, ha scelto di distruggere la reputazione di Verity. È lei che ha manipolato, mentito, e poi negato. Verity, per quanto crudele diventi, è una conseguenza di tutti i danni psicologici che ha subito nel corso degli anni.
E il finale complica ancora di più il giudizio morale: Maria, che dovrebbe essere vittima, finisce per uccidere Verity e prendere il suo posto ,letteralmente e simbolicamente. Diventa imperatrice di una realtà manipolata da lei stessa. Assume il potere.
La bestia nera, allora, non è una persona. È un concetto. È il potere della vendetta, della manipolazione, dell’autoinganno. È quel lato oscuro che può emergere in chiunque, quando il dolore non viene elaborato ma solo trasformato in arma.
E se proprio dovessimo scegliere… forse la bestia nera è la somma delle due. Due facce della stessa moneta. Due vittime diventate carnefici. E noi, siamo lì in mezzo a chiederci: e io, al loro posto, cosa avrei fatto?
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